martedì 16 giugno 2015

Sic transit gloria mundi

Quando ero giovane c’era una canzone, di Raf, credo, e si intitolava: “Cosa resterà”.
Lunedì della settimana scorsa, dopo aver accompagnato Ch. a scuola, mi sono fermata al discount per fare la spesa (la prima giornata di disoccupazione richiede di avere a disposizione generi che permettano di confortarsi un po’ – e infatti mi sono dimenticata gli articoli che mi ero segnata sul biglietto, cipolla e prezzemolo, ed ho invece comprato: tortellini, pomodori secchi, noci e pinoli sgusciati, pancetta affumicata, tè freddo-).
Uscita dal discount ho incontrato M., il fratello maggiore di un anno, di una mia vecchia amica e coetanea.
Ex bello e maledetto, sciupafemmine e spericolato, l'altro giorno stava andando ad un corso per riqualificarsi lavorativamente, lui che si è trovato invalido dopo un incidente di moto.
Tutti si disperano quando compiono quarant’anni, ma senza rendersi conto che siamo sempre noi, riconoscibili, corrispondenti più o meno all’immagine che conosciamo di noi stessi; avvicinandosi ai cinquanta ci si rende conto che quella dei quaranta era una paura tutta psicologica. Il volto di quella paura, arrivato una decina d’anni dopo (secondo la nostra percezione del passare del tempo solo due o tre anni dopo!) lo vediamo ora quando dallo specchio ci scruta, spaventato, un anziano sconosciuto che diventa repellente nel momento in cui realizziamo che sta accampando la pretesa di portare la nostra faccia.
E così, in M. ho potuto leggere la stessa devastazione che mi colpisce: gli occhi sottolineati da evidenti borse, il loro colore diventato vago così come l’intensità dello sguardo che si è persa in una genericità acquosa. Il viso stranamente gonfio, un gonfiore in cui si faticano a ritrovare i lineamenti conosciuti. Anche i capelli non hanno più un colore riconoscibile e ricadono inerti, un po’ a casaccio, attorno al viso.
E mi ricordo di quando, quasi una ventina d’anni fa, ci aveva provato con me ed io, stupida e convinta di non valere niente, ma di poter acquistare valore solo per lo sguardo di un uomo (e mai mi sfiorò la considerazione dell’opportunità di scoprire che uomo ci fosse dietro quello sguardo), passai diverse settimane a bearmi di quel (peraltro molto volgare) tentativo di approccio.
La mia amica S. commentò dicendo: “Avrà voluto fare lo stupido”, sottintendendo che di certo lui desiderava ragazze di livello estetico molto superiore al mio. E invece io non ho dubbi: per un periodo M., il bello maledetto, il bello e impossibile, mi ha desiderato un po’ e quella volta, ci ha provato con me.

Come vorrei poter mostrare alle ragazze di oggi la loro foto di quando arriveranno ai cinquanta ed aiutarle così a chiedersi e a decidere già da subito cosa vogliono fare della loro vita e cioè di quei pochissimi giorni che le separano dal non avere più ciò che loro ora credono eterno: gioventù, freschezza, desiderio sessuale, possibilità di procreare.

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