Quando ero giovane c’era una canzone, di Raf, credo, e si
intitolava: “Cosa resterà”.
Lunedì della settimana scorsa, dopo aver accompagnato Ch. a scuola, mi sono
fermata al discount per fare la spesa (la prima giornata di disoccupazione
richiede di avere a disposizione generi che permettano di confortarsi un po’ –
e infatti mi sono dimenticata gli articoli che mi ero segnata sul biglietto,
cipolla e prezzemolo, ed ho invece comprato: tortellini, pomodori secchi, noci
e pinoli sgusciati, pancetta affumicata, tè freddo-).
Uscita dal discount ho incontrato M., il fratello maggiore di un anno, di una mia
vecchia amica e coetanea.
Ex bello e maledetto, sciupafemmine e spericolato, l'altro giorno stava andando ad
un corso per riqualificarsi lavorativamente, lui che si è trovato invalido dopo un incidente di moto.
Tutti si disperano quando compiono quarant’anni, ma senza rendersi conto che siamo sempre noi, riconoscibili,
corrispondenti più o meno all’immagine che conosciamo di noi stessi; avvicinandosi ai cinquanta ci si rende conto che quella dei quaranta era una
paura tutta psicologica. Il volto di quella paura, arrivato una decina d’anni
dopo (secondo la nostra percezione del passare del tempo solo due o tre anni dopo!)
lo vediamo ora quando dallo specchio ci scruta, spaventato, un anziano
sconosciuto che diventa repellente nel momento in cui realizziamo che sta accampando la
pretesa di portare la nostra faccia.
E così, in M. ho potuto leggere la stessa devastazione che
mi colpisce: gli occhi sottolineati da evidenti borse, il loro colore diventato
vago così come l’intensità dello sguardo che si è persa in una genericità
acquosa. Il viso stranamente gonfio, un gonfiore in cui si faticano a ritrovare
i lineamenti conosciuti. Anche i capelli non hanno più un colore riconoscibile
e ricadono inerti, un po’ a casaccio, attorno al viso.
E mi ricordo di quando, quasi una ventina d’anni fa, ci
aveva provato con me ed io, stupida e convinta di non valere niente, ma di
poter acquistare valore solo per lo sguardo di un uomo (e mai mi sfiorò la
considerazione dell’opportunità di scoprire che uomo ci fosse dietro quello
sguardo), passai diverse settimane a bearmi di quel (peraltro molto volgare)
tentativo di approccio.
La mia amica S. commentò dicendo: “Avrà voluto fare lo
stupido”, sottintendendo che di certo lui desiderava ragazze di livello
estetico molto superiore al mio. E invece io non ho dubbi: per un periodo M.,
il bello maledetto, il bello e impossibile, mi ha desiderato un po’ e quella volta,
ci ha provato con me.
Come vorrei poter mostrare alle ragazze di oggi la loro
foto di quando arriveranno ai cinquanta ed aiutarle così a chiedersi e a
decidere già da subito cosa vogliono fare della loro vita e cioè di quei
pochissimi giorni che le separano dal non avere più ciò che loro ora credono
eterno: gioventù, freschezza, desiderio sessuale, possibilità di procreare.
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